Macrofotografia: consigli per iniziare
Un articolo dal vecchio blog che vale la pena ripubblicare.
Per macrofotografia si intende quel genere di fotografia in cui i soggetti ripresi sono riprodotti con un rapporto di ingrandimento pari almeno ad 1:1. Detto in soldoni l’immagine di un oggetto lungo un centimetro sarà lunga un centimetro anche sul negativo (o sul sensore). Per questo genere di fotografia bisogna utilizzare una serie di strumenti ad hoc, che permettono di avvicinarsi e mettere a fuoco oggetti molto vicini e solitamente piccoli. In questa branca della fotografia fanno la parte del leone i cosiddetti obiettivi¹ macro, che sono progettati e ottimizzati per lavorare a brevi distanze, il costo di questi oggetti non è mai banale, nonostante ciò è possibile avvicinarsi alla macrofotografia con tutta una serie di mezzi. Più o meno ortodossi².
Lente di ingrandimento: una di quelle da scrivania, di diametro sufficiente a ricoprire la lente frontale dell’obiettivo, permette di effettuare i primi esperimenti. Ponetela davanti alla lente frontale dell’obiettivo e avrete la possibilità di focheggiare molto da vicino. Il costo è minimo, la qualità potete immaginarla. Non è facile impugnare la fotocamera con una mano e con l’altra la lente d’ingrandimento, fate attenzione al mosso di conseguenza. Non comporta perdita di luminosità.
Lenti close-up: Altro non sono delle lenti di ingrandimento su delle montature da filtro, questo vi permette di diminuire la distanza di mezza a fuoco e di impugnare la macchina molto più facilmente. Solitamente sono vendute in confezione da tre (una, due e quattro diottrie) e possono essere combinate assieme per un rapporto di ingrandimento maggiore. Un passo in più rispetto al trucco di prima, la qualità anche in questo caso non è eccelsa. Se potete utilizzatele insieme a un obiettivo a focale fissa, gli zoom sono oggetti molto complicati e aggiungere altre lenti non produce esattamente risultati strabilianti in termini di nitidezza. Non comportano perdita di luminosità.
Tubo di prolunga: Si tratta di un dispositivo che si pone tra il corpo macchina e l’obiettivo al fine di distanziare il gruppo ottico dal piano focale e diminuire la distanza di messa a fuoco. Se ne consiglia l’uso con obiettivi a focale fissa anche in questo caso. Il complesso obiettivo-tubo-corpo macchina resta molto compatto e permette, di solito, di raggiungere il rapporto 1:1. Per ottenere l’agognato 1:1 bisogna usare un tubo di lunghezza pari alle lunghezza focale dell’obiettivo usato, ad esempio per un 5omm bisogna usare un tubo lungo 50mm, se si usa un tubo da 100mm invece si otterrà un rapporto 2:1 (l’immagine è lunga 2 volte il soggetto), per contro si perderanno rispettivamente uno e due diaframmi di luminosità. Sono disponibili in diverse lunghezze per combinarli per ottenere il rapporto di ingrandimento desiderato. Comportano perdita di luminosità.
Anello di inversione: Utilizzato da solo o in combinazione con tubi di prolunga o soffietti permette di ottenere buoni rapporti di ingrandimento, necessario se si decide di usare obiettivi non macro e superare il rapporto di 1:1. Non comporta perdita di luminosità.
Obiettivo macro: A rigore si dovrebbe utilizzare questo aggettivo solo per quegli obiettivi che permettono di raggiungere il rapporto di 1:1, ma spesso è abusato. Si tratta di sistemi ottici ottimizzati o per le riprese a distanza ravvicinata, ma che possono lavorare bene anche a distanze maggiori. Sono la soluzione ideale per la macrofotografia, ma se deciderete di dedicarvi alla macro seriamente, questo è solo il primo accessorio che vi troverete a comprare.
Obiettivo micro e soffietto di prolunga: è la soluzione per gli ingrandimenti più spinti, ma se pensate a un acquisto del genere non state certo iniziando con la macrofotografia…
…e ancora flash anulari che si montano sul portafiltri, pannellini riflettenti, cavalletti, cavi di scatto e tutte le diavolerie che vi vengono in mente.
Tenete presente che diminuendo la distanza di messa a fuoco con tubi di prolunga e soffietti diminuisce la luce che arriva sul sensore o sul negativo, inoltre la profondità di campo è molto ristretta a basse distanze, all’atto pratico questo significa che dovrete usare diaframmi chiusi e tempi lunghi oppure impostare una sensibilità maggiore se non volete ottenere foto mosse; spesso la soluzione migliore è usare il cavalletto, che tra le tante cose permette di studiare meglio l’inquadratura e tenere d’occhio la profondità di campo.
Se questa breve guida vi è stata d’aiuto lasciate un commento, chiedete spiegazioni ulteriori o segnalate inesattezze. Ne sarò lieto.
[¹]Una volta per fare prove spinte sulla vecchia reflex ho utilizzato un tubo della carta igienica come tubo di prolunga sul quale ho innestato un 45mm rovesciato, il tutto tenuto insieme da robuste dosi di nastro adesivo. I risultati furono apprezzabili.