Strisce blu
Ossia la dimostrazione che un buono strumento, se usato male, fa un sacco di danni. Me lo ricordo ancora: furono introdotte in maniera massiccia a metà degli anni novanta con lo scopo di disincentivare l’uso dell’auto chiedendo un balzello non troppo economico per ogni ora di parcheggio. In più si vincolavano gli introiti al miglioramento del trasporto pubblico. Passava un concetto semplice: l’auto è un costo per la collettività (manutenzione strade, parcheggi, ma soprattutto inquinamento e incidenti) e se vuoi usarla devi pagare, in questa maniera si riuscì a decongestionare il traffico. Nelle grandi città si aveva la possibilità di parcheggiare gratis nella propria zona e altrove si pagava. Poi gli incassi delle strisce blu non furono più vincolati al miglioramento del trasporto pubblico, ma usati per rimpinguare le casse dei comuni, a volte ingordi, che magari ne piazzavano più del dovuto. Pian piano coi tagli che sono stati fatti agli enti locali si sono di fatto trasformate in un balzello con comuni che le hanno proposte anche sotto forma di abbonamento, senza nemmeno la possibilità di parcheggiare gratis nel proprio quartiere: in questo modo il fine di disincentivare l’uso dell’auto se n’è andato a farsi benedire e il provvedimento si è trasformato nell’ennesima tassa. A Roma poi lo scempio è stato anche più grande. In un primo tempo le strisce blu funzionavano, poi i fondi non sono stati più vincolati al miglioramento del servizio di trasporto pubblico, poi hanno accorpato la società che gestiva le strisce pubbliche all’ATAC. Risultato: all’ATAC invece che migliorare i trasporti conviene stendere strisce di vernice a terra, si guadagna di più con la gestione dei parcheggi che con gli autobus, e la situazione trasporti è vergognosa. L’ultima volta che si sono stato ho visto che hanno abolito la corsia centrale sulla Tiburtina che era stata a sua volta una preferenziale per trasformarla in parcheggi. A pagamento, chiaro.
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